Sono state osservate microplastiche negli oceani, nelle acque dolci, nei suoli, nei sedimenti, nelle acque potabili, e anche nelle aree polari. Nel lavoro pubblicato su Environmental Research, i ricercatori dell’Enea, dell’Università La Sapienza e dell’Istituto di Scienze Polari (CNR-ISP) hanno osservato la presenza di microplastiche ingerite da Gammarus setosus (Amphipoda), un crostaceo diffuso nelle Isole Svalbard e in altre aree dell’Artico.
Le microplastiche ingerite dal G. setosus sono state studiate con tecniche specifiche di colorazione e tramite spettroscopia infrarossa (Micro-FTIR). Le particelle di plastica ritrovate all’interno degli organismi analizzati avevano dimensioni comprese tra i 3 e i 370 µm (milionesimi di metro).
In relazione alle loro dimensioni, queste particelle e/o fibre possono essere scambiate come particelle di cibo ed essere ingerite da diverse specie animali, in primis da micro- e macro-invertebrati, come il G. setosus. L’ingestione di queste particelle può provocare danni all’apparato intestinale, pseudosazietà e anche accumulo all’interno dell’organismo. In questo modo entrano nella rete trofica e possono arrivare nell’intestino di pesci ed uccelli che si nutrono direttamente di questi crostacei o che si nutrono di prede che mangiano questi crostacei. Inoltre, le microplastiche possono essere vettori di diversi inquinanti inorganici ed organici, ma possono anche essere vettori di virus e altri patogeni. Considerata l’abbondante popolazione di questi organismi, il rischio di trasferimento di microplastiche lungo la rete alimentare fino ad arrivare all’uomo è rilevante.
Organismi come il G. setosus possono rappresentare degli ottimi bioindicatori per studiare in maniera approfondita la reale contaminazione da microplastiche ed il rischio che rappresentano per l’ambiente e la salute umana. Infatti, l’utilizzo di bioindicatori aiuterà non soltanto a comprendere il trasferimento delle microplastiche lungo la rete trofica, ma anche a valutare gli effetti tossici legati all’ingestione delle microplastiche e degli inquinanti adsorbiti su di esse.
(Fabiana Corami CNR-ISP) (Foto di Valentina Iannili - ENEA e Vittorio Pasquali - Sapienza-RM)