Approfondimento
È stato recentemente pubblicato sulla rivista Geomorphology l’articolo “Multi-year evolution of 75 snow and ice deposits in Schachtdolines and Shafts of recently deglaciated karst terrain: Observations from Mount Canin-Kanin, Julian Alps, Europe”, uno studio che analizza le variazioni pluriennali dei depositi di neve e ghiaccio all’interno di cavità glacio-carsiche denominate SIDS, Snow and Ice Deposits in Schachtdolines and Shafts. Si tratta di uno studio innovativo, in quanto fino ad ora la letteratura si era concentrata sugli aspetti geomorfologici e i processi di formazione di pozzi e doline, senza interessarsi della loro eventuale valenza glaciologica.
Figura: Versante Italiano del Massiccio del Monte Canin in cui si trovano 45 dei 75 SIDS presenti nello studio e tutti i corpi glaciali, esposti a Nord. Nel versante Sloveno si trovano i rimanenti 30 SIDS
Doline e pozzi sono morfologie caratteristiche dei paesaggi carsici. Quando queste vengono interessate anche da processi glaciali sono considerate delle forme glacio-carsiche. Negli ambienti carsici di alta montagna queste cavità si prestano particolarmente bene alla formazione di accumuli di neve e ghiaccio che possono sopravvivere alla stagione di ablazione e diventare, in condizioni favorevoli, dei depositi perenni.
Focalizzandosi sul Massiccio del Monte Canin (Alpi Giulie), lo studio sfrutta i vantaggi della tecnologia LiDAR (Light Detection and Ranging) per calcolare le variazioni di volume dal 2006 al 2018 in 75 siti, 45 in Italia e 35 in Slovenia.
La presenza di corpi glaciali residui nell’area, anch’essi monitorati a partire dal 2006, ha permesso un confronto fra le variazioni osservate nelle depressioni e quelle esterne. I corpi glaciali dell’area, così come i SIDS, sono in controtendenza con quanto osservato nell’intero arco Alpino visto il loro bilancio di massa positivo durante il periodo 2006-2018. Questo è dovuto principalmente alle loro piccole dimensioni, ai feedback positivi dovuti a topografia locale e accumuli valanghivi e all’aumento degli eventi estremi, in particolare relativi agli accumuli nevosi invernali nelle Alpi Giulie.
Fra il 2006 e il 2018 i SIDS in media hanno aumentato il loro spessore di circa 1 metro, sebbene la variabilità da sito a sito sia molto elevata, dimostrando una particolare resilienza anche durante le annate meno nevose.
La ricerca è condotta all’interno del progetto CryoKarst (responsabile scientifico Renato R. Colucci) possibile grazie ad un accordo operativo tra l’Istituto di Scienze Polari (CNR-ISP) ed il Servizio Geologico della Regione Friuli Venezia Giulia. L’accordo si sviluppa all’interno della Convenzione Quadro tra CNR e Regione FVG.
Foto: Esempio di uno dei SIDS monitorati nello studio. Sullo sfondo Modeon del Buinz (2554 m slm.) e Jof Fuart (2666 m slm.). Foto di A. Securo
Nel Video una porzione dei modelli digitali del terreno (2006, 2011, 2013, 2015, 2016, 2018) ricavati da voli LiDAR e utilizzati per il monitoraggio dei SIDS; nel finale differenze fra 2006 e 2018