Nuovo articolo di approccio innovativo su Nature Communications Earth & Environment.
La degradazione del permafrost artico è una preoccupazione crescente, che cambia gli equilibri ambientali e nelle comunità locali. Con la collaborazione tra scienziati e residenti, la ricerca offre un’ampia prospettiva sui rischi derivanti dalla degradazione del permafrost e su come si stia manifestando nelle diverse aree artiche. Il CNR-ISP ha contribuito al processo, particolarmente per lo studio della distribuzione dei contaminanti e i fattori di cambiamento geomorfologici ed idrologici.
A transdisciplinary, comparative analysis reveals key risks from Arctic permafrost thaw: the new innovative article on Nature Communications Earth & Environment.
Permafrost thaw is a growing concern in the Arctic, threatening the environment and local communities. With the collaboration of local people and scientists, the research offers a broad perspective on the risks of permafrost thaw and how they are unfolding in different Arctic areas.
Rachele Lodi (CNR-ISP) - A transdisciplinary, comparative analysis reveals key risks from Arctic permafrost thaw doi.org/10.1038/s43247-024-01883-w
Un recente studio condotto da ricercatrici del CNR-ISP (sede di Roma) e pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin ha svelato nuove e preoccupanti evidenze sulla presenza di contaminanti organici persistenti nei sedimenti marini del Kongsfjorden, nelle Isole Svalbard - Artico. La ricerca, che si è sviluppata nell’arco di cinque anni (2018-2022), ha identificato sia contaminanti banditi da tempo, come PCB, DDT e HCH, sia sostanze ancora in uso, tra cui pesticidi di uso corrente. L’indagine ha inoltre permesso di tracciare l’origine e analizzare la distribuzione spaziale e temporale di questi composti nell’ecosistema del fiordo artico. Particolarmente rilevante è stata la scoperta di pesticidi come clorpirifos e dacthal, mai rilevati prima nei sedimenti marini artici. Questi risultati sollevano gravi interrogativi sulla salute degli ecosistemi marini dell’Artico e ribadiscono l’urgenza di approfondire l’impatto di tali contaminanti sul fragile equilibrio del Kongsfjorden. Ciò assume ulteriore importanza alla luce del fatto che, nonostante gli sforzi internazionali per limitare l’uso di sostanze pericolose, molti contaminanti vietati continuano a essere rinvenuti persino in aree remote come l’Artico. Questo studio rappresenta un monito sui rischi globali legati alla persistenza di queste sostanze e sul loro potenziale impatto a lungo termine sugli ecosistemi più vulnerabili del pianeta. (English version)
Tanita Pescatore, Luisa Patrolecco (CNR-ISP) - Persistent organic pollutants (POPs) in marine sediments of the Arctic fjord Kongsfjorden, Svalbard Islands doi.org/10.1016/j.marpolbul.2024.117407
9 Dicembre 2024
Il lago Enigma, in Antartide, rappresenta una capsula del tempo che custodisce i segreti della vita antica, un'impronta fossile della comunità vivente che popolava la regione prima che il lago fosse sigillato dal ghiaccio.
Lo rivela uno studio The perennially ice-covered Lake Enigma, Antarctica supports unique microbial communities pubblicato sulla rivista open access Communications Earth & Environment.
Michail Yakimov (CNR-ISP) - Comunicato stampa CNR.
I ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia si stanno riducendo in maniera significativa: lo rivela uno studio: Area, volume and ELA changes of West Greenland local glaciers and ice caps from 1985–2020 pubblicato sulla rivista Journal of Glaciology, realizzato dal CNR-ISP, in collaborazione con l’Università Ca’Foscari Venezia, le Università di Friburgo e Copenaghen e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia. La ricerca ha utilizzato dati acquisiti da satelliti in 35 anni e contribuisce a comprendere l’incidenza del riscaldamento globale sulle variazioni della criosfera.
Renato Colucci (CNR-ISP) - Comunicato stampa CNR.
Pubblicato su Science of the Total Environment uno studio condotto da un team di ricercatrici CNR-ISP (sede di Roma), che ha fornito le prime evidenze scientifiche sulla presenza di farmaci e prodotti per la cura della persona nei sedimenti marini del Kongsfjorden, isole Svalbard. La novità di tale studio condotto nell’arco di cinque anni (2018-2022) ha riguardato l’identificazione e quantificazione di diverse classi di contaminanti emergenti bioattivi mai determinati in precedenza (antibiotici, antipiretici, ormoni steroidei, antiinfiammatori, antiepilettici, stimolanti, disinfettanti e repellenti per insetti), valutandone fonti e distribuzione spaziale e temporale nell’ecosistema studiato. Le concentrazioni misurate sono state utilizzate per eseguire una valutazione del rischio ambientale per i sedimenti del fiordo, compresa la stima dei quozienti di rischio per la selezione e la propagazione della resistenza antimicrobica. I risultati dello studio confermano che l’Artico sta attualmente affrontando importanti questioni ambientali in relazione alla presenza di nuovi inquinanti, per i quali non sono state ancora adottate misure normative o restrittive a livello mondiale. (English version)
Luisa Patrolecco (CNR-ISP) - DOI:/10.1016/j.scitotenv.2024.171156 - Rassegna stampa
22 Maggio 2024
Uno studio condotto dai ricercatori dell’ISP è stato recentemente pubblicato sulla rivista Annals of Glaciology, edita dalla International Glaciological Society (IGS). In collaborazione con ENEA, sono stati utilizzati dei droni per mappare la presenza di crioconite sulla piattaforma Hells Gate in Antartide Orientale. Lo studio fa parte del progetto BioGeoAlbedo, finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e coordinato da ISP. La crioconite è un sedimento scuro costituito di materiale organico e inorganico che si accumula sulla superficie dei ghiacciai di tutto il mondo, ma che non era mai stato documentato in questa zona dell’Antartide. I ricercatori hanno utilizzato metodi di intelligenza artificiale per mappare in automatico ~33,000 cryoconite holes a partire da immagini raccolte da drone. I cryoconite holes sono delle pozzette circolari, di diametro variabile da 20cm a 1m, formate dal sedimento di crioconite. Questi cryoconite holes rappresentano un vero e proprio hotspot di biodiversità sulla superficie dei ghiacciai, poiché sono in grado di ospitare diversi organismi di tipo microbico. La crioconite è un sedimento scuro che tende ad annerire la superficie dei ghiacciai diminuendo così la loro albedo, ovvero la capacità di riflettere la luce solare. Per questo motivo i ricercatori hanno utilizzato dati di spettroscopia di campo per stimare quanta radiazione solare rimane intrappolata in queste strutture presenti sul ghiaccio e quanto contribuisca ad alterare il bilancio radiativo superficiale del ghiaccio.
Biagio Di Mauro e Giacomo Traversa (CNR-ISP) - DOI: /10.1017/aog.2024.20
Immagine - Figura. (a) Modello idealizzato del cryoconite-hole (CH); (b) foto di una crioconite scattata il 13 dicembre 2022 sulla piattaforma Hells Gate; (c) esempio di riflettanza della crioconite e del blue ice; (d) vista grandangolare di campo di blue ice in cui sono presenti diversi CH (foto scattata il 13 dicembre 2022 Crediti:Giacomo Traversa @PNRA)
5 Aprile 2024
Un recente studio pubblicato su Science, condotto da un team internazionale di ricercatori che ha coinvolto l'Italia attraverso l'Istituto di Scienze Polari (CNR-ISP) e l’Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR), ha dimostrato che l'oceano tropicale ha guadagnato ossigeno durante il Massimo Termico del Paleocene-Eocene (comunemente chiamato PETM). Durante questo breve intervallo di tempo nella storia della Terra, avvenuto circa 56 milioni di anni fa, le temperature medie sono aumentate fino a sei gradi in poche migliaia di anni. Simone Moretti (CNR-ISP) - DOI: /10.1126/science.adh4893
Immagine - (sedimenti marini profondi prelevati durante le campagne ODP utilizzati per lo studio. La dimensione dei gusci di foraminiferi fossili e gli isotopi dell’azoto applicati sulla loro matrice carbonatica ha mostrato una ossigenazione degli oceani durante il PET)
22 Marzo 2024
Comprendere come i coralli rispondono al riscaldamento globale e all’acidificazione delle acque marine: questo lo scopo delle ricerche condotte da ricercatori degli Istituti di scienze polari (CNR-ISP) e di scienze marine (CNR-ISMAR), che hanno analizzato una serie di esemplari di questi preziosi organismi raccolti nelle acque dell’Oceano Pacifico.
Comunicato stampa CNR - Paolo Montagna (CNR-ISP)
Immagine - (Colonia di Porites studiata per capire i meccanismi di calcificazione dei coralli tropicali e per studi paleoclimatici (Credits: Aline Tribollet, Institut de Recherche pour le Développement)
20 Marzo 2024
Un nuovo studio condotto dai ricercatori del CNR-ISP in collaborazione con l’Università di Stoccolma e l’ETH di Zurigo, ha identificato i meccanismi che controllano il trasporto in Artico del black carbon, un inquinante atmosferico che contribuisce al riscaldamento climatico, stabilendo anche la variabilità delle sue concentrazioni nelle diverse stagioni polari. Il lavoro, pubblicato come highlight su Atmospheric Chemistry and Physics, pone le basi per una più approfondita comprensione dell’impatto di questo composto sul clima regionale e globale.
Comunicato stampa CNR - Stefania Gilardoni (CNR-ISP)
DOI:/10.5194/acp-23-15589-2023 Immagine - (veduta sul fiordo dal tetto dell'osservatorio di Gruvebadet, a pochi chilometri dalla Stazione Artica Dirigibile Italia (credits Vittorio Tulli-CNR))
14 Febbraio 2024
Lo scioglimento causato dal riscaldamento globale sta deteriorando rapidamente il segnale climatico contenuto nei ghiacciai delle isole Svalbard. Questo è quanto scoperto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da CNR-ISP e dall’Università Ca’ Foscari Venezia. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Cryosphere.
Comunicato stampa CNR - Andrea Spolaor (CNR-ISP)
DOI:/10.5194/tc-18-307-2024 Immagine - (Attività di campionamento sul sito di studio dell'Holthedalfonna Crediti: Marco Barretta, RiSE)
21 Dicembre 2023
Ritrovate tracce di creme solari al Polo Nord, sui ghiacciai dell’arcipelago delle Svalbard. Si depositano soprattutto in inverno, quando sull’Artico cala la notte. A misurarne la concentrazione e spiegarne l’origine è uno studio condotto da ricercatrici e ricercatori dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-ISP), in collaborazione con l’Università delle Svalbard. I risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica Science of the Total Environment.
Comunicato stampa CNR
DOI: 10.1016/j.scitotenv.2023.168401 - Andrea Spolaor (CNR-ISP)
Immagine - (Attività di campionamento di neve a Ny-Ålesund, Isole Svalbard - Crediti: F.Scoto, CNR - Unive)
11 Dicembre 2023
Un recente studio internazionale, che ha coinvolto l'Italia attraverso l'Istituto di Scienze Polari del CNR, e pubblicato su Science, ha ricostruito le fluttuazioni della CO2 atmosferica nell'arco degli ultimi 66 milioni di anni. In questo progetto durato sette anni, i ricercatori hanno analizzato vari record geologici, selezionando i dati più attendibili, stimando le incertezze e affinando i modelli cronologici. I risultati dello studio indicano una chiara relazione tra i livelli di CO2 e l’aumento della temperatura media globale terrestre. Si è scoperto che un raddoppio della CO2 atmosferica potrebbe innalzare la temperatura media del pianeta di 5-8 °C, un incremento notevolmente superiore a quanto previsto in precedenza e che il livello attuale di CO2 nell’atmosfera, pari a 420 ppm e principalmente causato dall’azione dell’uomo, non è stato mai raggiunto negli ultimi 14 milioni di anni. Approfondimento - DOI: 10.1126/science.adi5177 - Paolo Montagna (CNR-ISP) Immagine - (Ricostruzione della CO2 atmosferica negli ultimi 66 milioni di anni, ottenuta dall'analisi delle carote di ghiaccio, dei suoli antichi e dei sedimenti oceanici - Credits: Science)
5 Dicembre 2023
Un team di ricerca internazionale guidato dall’Istituto di Scienze Polari (CNR-ISP) e dall’Istituto di ricerca sulle acque (CNR-IRSA) ha scoperto un fenomeno sorprendente: l'aumento delle temperature globali ha portato i ghiacciai dell'Himalaya a raffreddare sempre più l'aria a contatto con la superficie ghiacciata, mitigando a livello locale le temperature. Lo studio, realizzato in collaborazione con l'Institute of Science and Technology Austria, è stato appena pubblicato su Nature Geoscience e spiega come tale raffreddamento, riscontrato in tutta la catena himalayana, potrebbe preservare il permafrost e gli ecosistemi d’alta quota.
Comunicato stampa CNR - DOI: /10.1038/s41561-023-01331-y - Andrea Salerno (CNR-ISP)
Immagine - (Laboratorio Piramide con neve - Mt Everest, Nepal. Crediti: Franco Salerno, CNR-ISP)
30 Novembre 2023
Un nuovo atlante di tutto il permafrost presente nella zona artica, sopra e sotto il livello del mare. È il risultato del progetto Nunataryuk, finanziato dall’UE, al quale partecipano 26 istituzioni provenienti da 14 nazioni diverse. Coordinato dall’Alfred Wegener Institute (AWI), vede un contributo rilevante dell’Istituto di scienze polari del CNR per quanto riguarda l’analisi dei contaminanti organici presenti in ambiente artico.
Nell’area artica il disgelo è quattro volte superiore a quello che avviene in altre aree del Mondo. Il permafrost ospita anche contaminanti e agenti patogeni congelati che possono essere rilasciati con l'aumento delle temperature, presentando potenziali rischi per la salute degli abitanti della regione, e più in generale di tutti gli organismi viventi dell’area. Le temperature più alte stanno lasciando il segno, con il disgelo del permafrost che causa l’erosione delle coste, l’alterazione degli ecosistemi, danni alle infrastrutture e un impatto sulla vita e sui mezzi di sussistenza della popolazione residente, spiega Carlo Barbante, direttore del CNR-ISP.
Nota stampa CNR
Immagine - (Frozen grounds permafrost in the Arctic)
Ministero dell'Universita e Ricerca
Programma Ricerche Artico
Programma Nazionale di Ricerca in Antartide
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
L'Italia e l’Artico
L’Italia e l’Antartide
CNR-ISP
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto di Scienze Polari
c/o Campus Scientifico - Università Ca' Foscari Venezia - Via Torino, 155 - 30172 VENEZIA MESTRE (VE)
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