Il Programma Nazionale di Ricerche In Antartide (PNRA)
Sin dalle sue prime spedizioni del 1968, 1973 e 1978 il CNR ha favorito e fiancheggiato l’azione diplomatica del MAECI che ha portato alla adesione dell’Italia al Trattato Antartico, ha contribuito all’individuazione del sito in cui costruire la stazione italiana Mario Zucchelli e sta attualmente coordinando le linee di attività scientifica del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). L’implementazione delle ricerche in Antartide è svolta dalla comunità scientifica nazionale e coinvolge per il 51% gruppi di ricerca delle università, per il 23% gruppi di ricerca del CNR, per il 9% INGV per il 5% dell'ENEA, per il 4 % l’OGS e I'INAF e per il restante 4% di altri enti.
Le priorità scientifiche individuate nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, hanno per lo più carattere multidisciplinare, e sono riconducibili attorno ai seguenti temi: dinamica dell’atmosfera e processi climatici, dinamica della calotta polare, dinamica della terra solida, dinamica degli oceani polari, relazioni Sole-Terra e space-weather, l'universo sopra l'Antartide, evoluzione, adattamento e biodiversità, l’uomo in ambienti estremi, contaminazione ambientale, paleoclima, problematiche e rischi ambientali, tecnologia: innovazione e sperimentazione. In molte di queste aree di ricerca l’attività del CNR, grazie alla propria rete di ricerca, è di ottimo livello, seppur ancora frammentata in numerosi istituti afferenti a vari dipartimenti.
La ricerca Artica del CNR
In Artico la presenza italiana ha assunto un carattere stabile, dalla metà degli anni Novanta, grazie al CNR che ha aperto una propria stazione alle Isole Svalbard. Negli ultimi anni, l'interesse della comunità scientifica italiana si è esteso anche ad altre aree remote come la Groenlandia e alcune aree marine dell'Oceano Artico, il plateau tibetano e l’Himalaya. Oltre al CNR, svolgono attività di ricerca in queste aree anche OGS, ENEA, INGV, INAF, ASI ed alcune università. Inoltre, l’Italia ha forti interessi economici in Artico con numerose industrie che svolgono attività in quest’area, tra le quali si ricorda ENI, Finmeccanica, Telespazio, E-Geos, Fincantieri.
Dal 1997 il CNR svolge ricerche a Ny-Ålesund in cooperazione con università ed enti scientifici nazionali ed internazionali, Le tematiche comprendono il clima, l’inquinamento da attività antropiche, l’instabilità dell'ozonosfera, le proprietà fisiche di aerosol e nubi nei bilanci di radiazione, l’ecologia, la genetica, fisiologia, biochimica e biologia molecolare e cellulare degli organismi polari, le proprietà ottiche delle superfici glaciali, la geochimica, l’ambiente ed il permafrost, l’oceanografia orientata allo studio del trasferimento di energia e materia in relazione alla copertura glaciale e, infine, studi storici e geografici che valorizzano il contributo italiano alla esplorazione polare ed alla ricerca. Di recente è stata avviata un’intensa attività di studio delle problematiche giuridiche dell’Artico e di alta consulenza nei riguardi del Ministero degli Esteri nell’ambito del Tavolo Artico.
Contrariamente a quanto accade per il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, le ricerche in Artico non hanno goduto di un finanziamento strutturato fino a tempi recentissimi. Tuttavia, all’interno del CNR, Il Dipartimento di Scienze della Terra e Tecnologie per l’Ambiente (DSSTTA) ha sempre supportato parte delle attività logistiche e di ricerca presso la stazione Dirigibile Italia alle isole Svalbard. Molto recentemente (2018) è stato istituito un Programma di Ricerche in Artico (PRA), analogo a quello attivo per l’Antartide, anche se ancora non permanente.
In questa cornice di riferimento si è fatta pertanto sempre più pressante la necessità di rafforzare la posizione internazionale italiana nelle regioni polari, sviluppando le capacità di proposta, di aggregazione e di gestione dei fondi comunitari indirizzati verso la ricerca polare. Le attività polari sono basate sul concetto della massima efficacia del finanziamento, potendo fornire, con un investimento limitato, una forte opportunità di inserimento della ricerca italiana nei progetti europei, coinvolgendo anche istituzioni universitarie ed altri Enti di ricerca.
POLARNET
Il 6 dicembre del 2006 il CNR, con provvedimento del Direttore dell’allora Dipartimento Terra e Ambiente, costituisce l’Unità Organizzativa di Supporto Polarnet per rispondere alla sempre più pressante necessità di avere una struttura che promuova, coordini e gestisca le attività polari dei suoi ricercatori.
Polarnet rappresenta così un primo passo verso la nascita di un Istituto Polare, costituendo un sistema coordinato degli Istituti di Ricerca del CNR fortemente coinvolti nelle scienze polari e presentandosi come un punto focale ed un forum per la cooperazione scientifica nazionale e internazionale sulle questioni polari.
L’Unità Organizzativa di Supporto Polarnet ha il compito di aggiornare annualmente il Programma di Ricerca in Aree Polari cioè l’insieme dei progetti antartici ed artici che il CNR coordina od a cui partecipa con proprie unità di ricerca. Il Programma di Ricerca in Aree Polari costituisce elemento di programmazione per l’Assemblea dei Direttori che approva le attività di gestione e coordinamento della Rete Polarnet, gli eventuali interventi verso il Consorzio per l’Antartide ed i relativi bilanci che costituiscono il Programma annuale di attività.
ISTITUTO DI SCIENZE POLARI - ISP
L'idea
I ricercatori italiani coinvolti nella ricerca in aree polari e in altre aree remote del Pianeta hanno dato il via a ricerche fortemente interdisciplinari riguardanti le scienze della vita, le scienze della Terra e del clima, le scienze marine, dell'atmosfera e dello spazio, oltre all'innovazione tecnologica. Ma le ricerche nazionali nelle aree polari sono state spesso molto frammentate e scarsamente visibili in un contesto internazionale poiché, seppur effettuate all’interno di gruppi di ricerca molto qualificati, sono state fin qui solo riconoscibili individualmente e non associate ad una struttura nazionale.
Conseguenza naturale di tale situazione è stato il rafforzarsi dell’idea, fino a farne una necessità, di un Istituto Polare che potesse porsi come interlocutore riconosciuto della comunità scientifica internazionale nell’ambito della ricerca polare. La mancanza in Italia di un istituto che si occupasse di ricerca nelle regioni polari costituiva infatti un’anomalia nel contesto europeo ed internazionale. Il nuovo Istituto di Scienze Polari, rimediando a tale anomalia, intende riportare l’Italia a pieno titolo fra le nazioni che giocano un ruolo determinante nella ricerca nelle aree polari e di alta quota.
L’Istituto di Scienze Polari (CNR-ISP) ha, tra i suoi compiti, quello di valorizzare l’indiscutibile rilievo scientifico e le capacità del CNR in materia di ricerca polare e di costituire una piattaforma di ricerca per catalizzare, promuovere ed attuare i programmi di ricerca nazionali nelle are polari, in un quadro di cooperazione e coordinamento internazionale, con particolare riferimento alle strategie messe in atto dalla Comunità Europea.
La ricerca polare, oltre ad essere un insostituibile volano della collaborazione scientifica internazionale, costituisce un prezioso strumento a supporto del continuo impegno, della comunità internazionale verso la ricerca orientata alla mitigazione e all'adattamento dei cambiamenti climatici rispetto alle importanti sfide del nostro secolo. Inoltre, la ricerca polare riveste anche un rilevante ruolo strategico per il Paese, consentendo all’Italia l’adesione al Trattato Antartico prima e più recentemente di sedere come osservatore permanente nel Consiglio Artico.
Le motivazioni
La struttura ed il finanziamento della ricerca italiana ai Poli presentava tuttavia carenze strutturali notevoli che sarebbero potute essere superate con alcune modifiche all’organizzazione e alla governance, prendendo spunto anche da quanto attuato in altri Paesi, come ad esempio: Inghilterra – British Antarctic Survey (BAS), Francia – Institut Polaire Français Paul Emile Victor (IPEV), Danimarca – Danish Polar Center (DPC), Germania – Alfred Wegener Institut (AWI), Norvegia – Norsk Polar Institutt (NPI), Russia – Arctic Antartic Research Institute (AARI), USA- NSF Polar Programme, Svizzera – Swiss Polar Institute (SPI).
La Commissione Scientifica Nazionale per l'Antartide-CSNA ha più volte richiamato l’attenzione del decisore politico verso una soluzione riformatrice di alto profilo che prevedesse la costituzione di un’entità polare italiana che riconduca, sotto un’unica direzione strategica ricerca e logistica, scienza antartica e scienza artica. La strategia di lungo periodo dovrebbe realizzarsi attraverso una serie di passaggi intermedi accompagnati e seguiti da attenta analisi e valutazione da parte del MIUR. All’interno di questi passaggi intermedi si colloca la nascita dell’Istituto di Scienze Polari del CNR.
La visione generale condivisa in una riunione tenutasi all’Accademia dei Lincei il 10 giugno 2016 (presenti Massimo Inguscio, Gianluigi Benedetti, Vincenzo Di Felice, Enrico Brugnoli e Carlo Barbante) prevedeva un progetto a breve/medio termine (2016-2025) con la costituzione di un Istituto interdipartimentale creato all’interno del CNR accorpando le funzioni fino ad allora disperse tra diversi organismi. Successivamente sarebbero stati possibili ulteriori sviluppi a seguito di una possibile futura revisione della normativa allora vigente. In particolare, si intendeva istituire una voce di finanziamento per ricerche in Artico e nel cosiddetto Terzo Polo e l’istituzione di un Programma Nazionale di ricerca Polari (PNRP).
La nascita
La creazione dell’Istituto di Scienze Polari viene così a colmare una lacuna nel sistema scientifico nazionale e un’anomalia a livello internazionale; la comunità scientifica polare italiana, infatti, pur svolgendo da anni ricerca a livelli di elevato standard internazionale, non ha mai avuto un organismo di aggregazione e promozione scientifica e culturale e di competenze tecnico amministrative tale da fornire una visione strategica di ricerca pluriennale e da favorire e coordinare tutte le attività.
La costituzione dell’Istituto di Scienze Polari consente quindi di attuare la semplificazione del processo decisionale e delle procedure operative in modo da favorire una maggiore internazionalizzazione e l'occupazione di nuovi spazi culturali e scientifici soprattutto grazie alla possibilità di poter contare su una programmazione temporalmente estesa e quindi compatibile con quella dei vari paesi interessati alla collaborazione italiana.
L'Istituto, costituito con provvedimento n.81 del 31/05/2019 del Presidente Inguscio, afferisce al Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l'Ambiente (DSSTTA) a far data dal 1° giugno 2019.
La mission dell'Istituto di Scienze Polari è contribuire ad accrescere la qualità della ricerca scientifica e tecnologica dell'Italia nelle regioni polari.
Alla sua istituzione, 1° giugno 2019 e fino al 31 aprile 2020, ISP ha un direttore facente funzioni nella figura del dr. Leonardo Langone. Dal 1° maggio 2020 entra in carica il primo direttore di ISP nominato a seguito di concorso pubblico, il prof. Carlo Barbante.