23 Dicembre 2019
Sondaggio geofisico ad alta risoluzione conferma il sito per il carotaggio profondo del progetto europeo Beyond EPICA - Oldest Ice Core: 1.5 Myr of greenhouse gas - climate feedback. Esperti di 12 istituzioni provenienti da 10 paesi europei, coordinati da Carlo Barbante dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-ISP), hanno confermato il sito per il carotaggio in Antartide Orientale.
Comunicato stampa CNR
Beyond EPICA - Oldest Ice Core
La mostra attraverso installazioni fisiche e multimediali, esperimenti interattivi, apparecchiature scientifiche, ricostruzioni in scala, documenti, oggetti e immagini suggestive guida il pubblico alla scoperta dell’Artico, delle sue peculiarità e dei fenomeni osservati.
Il percorso della mostra prosegue mettendo a fuoco le principali attività di ricerca che l’Italia conduce in Artico e in particolare a Ny-Ålesund, nelle Isole Svalbard, dove il Cnr gestisce la stazione di ricerca 'Dirigibile Italia'. Infine si illustra la struttura organizzativa degli organismi internazionali, di cui anche l’Italia fa parte, che gestisce la programmazione scientifica e politica in Artico. La mostra, che si avvale del contributo di vari Istituti Cnr, è un’ottima occasione per capire le attività dei ricercatori italiani che operano in Artico.
Dove siamo: la Sede di Lavoro di Padova dell’Istituto di Scienze Polari è ubicata presso l’Area della Ricerca CNR di Padova, Corso Stati Uniti,4 - 35127 Padova. Mappa
Come raggiungerci:
- in treno: scendendo alla stazione ferroviaria di Padova e poi con l'autobus n.7;
- in auto: dalla autostrada A4, uscendo a Padova Est, si imbocca la tangenziale a sinistra, direzione Piove di Sacco/Chioggia, alla terza uscita (n. 13) ci si trova in Corso Stati Uniti. Seguire la direzione a U obbligatoria e l'entrata del CNR è circa a 100 m dopo il sottopasso. Dalla A13 si esce all'uscita "Padova Zona Industriale" e si arriva direttamente in Corso Stati Uniti a circa 2 Km dall'entrata del CNR;
- in aereo: Aeroporto internazionale di Venezia Tessera e poi con l'autobus fino alla stazione ferroviaria di Padova. Da qui si arriva all'Area con l'autobus n.7. É possibile utilizzare anche gli aeroporti internazionali di Treviso o Verona.
Dove siamo: l’edificio, in puro stile Liberty, sorge nella zona falcata di Messina, all’ombra della Lanterna del Montorsoli. Grazie alla particolare posizione geografica, esso domina le acque dello Stretto di Messina e del Porto. L’edificio è costituito da un unico fabbricato, formato da un corpo centrale a tre piani alquanto arretrato, che ospita uffici e studi, e da due corpi laterali più sporgenti, destinati a laboratori. La sede ISP di Messina è in condivisione con l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (CNR-IRBIM) e dispone di un parco di circa 10000 mq, dove sorge anche un edificio che in origine era sede del regio Tiro a Segno Nazionale ed oggi è destinato ad auditorium.
Come raggiungerci:
- in treno: se provenite dalla penisola, scendete alla stazione di Villa San Giovanni, poi imbarcatevi su nave veloce BlueJet con direzione Messina Porto Storico. Se, invece, provenite da una località siciliana, scendete alla Stazione di Messina Centrale. Una volta giunti a Messina, telefonate in Sede per concordare il trasferimento in auto verso l’Istituto;
- in aereo: l’aeroporto più vicino è l’Aeroporto Fontanarossa di Catania. Dall’aeroporto, prendete il bus della SAIS-Autolinee verso la Stazione di Messina Centrale. Una volta giunti a Messina, telefonate in Sede per concordare il trasferimento in auto verso l’Istituto;
- in auto: l’istituto è raggiungibile in automobile con la possibilità di parcheggiare temporaneamente all’interno del parco. Se provenite dalla penisola, una volta giunti a Villa San Giovanni potrete imbarcarvi su nave Caronte (corse ogni 40 min) e poi, giunti a Messina, proseguire in auto fino all’Istituto. Se, invece, provenite da una località siciliana, prendete la A18 Messina-Catania, uscite preferibilmente a Messina Centro e proseguite verso l’istituto seguendo queste indicazioni.
ISP - Sede di Messina
Responsabile
Dr. Maurizio Azzaro
E-mail: responsabile_me AT isp.cnr.it
Spianata S. Raineri 86 - 98122 Messina (ME)
Tel: +39 090 601 5415
Fax: +39 090 669 007
MAPPA
Dove siamo: la sede secondaria dell’Istituto di Scienze Polari di Bologna è ubicata nell’Area della Ricerca di Bologna. Gli spazi ISP occupano una superficie complessiva (uffici e laboratori) di circa 300 m2, distribuita tra 2 edifici, in parte condivisi con il personale ISAC (Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima) ed ISMAR (Istituto di Scienze Marine).
Come raggiungerci:
- in treno: dalla stazione ferroviaria di Bologna Centrale potete prendere un taxi che in 5 minuti vi condurrà a destinazione, oppure potete prendere l’autobus nr. 87 oppure nr. 37;
- in auto: dall’autostrada prendete l’uscita Bologna Arcoveggio, dalla tangenziale prendete l’uscita n. 5 Quartiere Lame;
- in aereo: dall’aeroporto Guglielmo Marconi potete prendere la navetta Aerobus BLQ, in coincidenza con gli autobus di linea, oppure potete prendere un taxi (cotabo.it, tel. 051-372727 oppure taxibologna.it, tel. 051-4590) che in 10 minuti circa vi condurrà a destinazione.
ISP - Sede di Bologna
Responsabile
Dr Stefano Miserocchi
E-mail: responsabile_bo AT isp.cnr.it
c/o Area della Ricerca di Bologna
Via P. Gobetti, 101 - 40129 Bologna (BO)
Tel: +39 051 6398 880
Fax: +39 051 6398 939
MAPPA
Dove siamo: l’Istituto di Scienze Polari occupa il piano 2 dell’edifico DELTA nel nuovo Campus Scientifico dell’Università Ca’ Foscari Venezia in via Torino 155, Venezia-Mestre. Il nuovo Campus Scientifico di Mestre è un moderno complesso edilizio composto da cinque nuovi edifici, da due edifici preesistenti e da una nuova residenza universitaria.
Come raggiungerci: coordinate GPS: Lat. 45°, 477790 - Long. 12°, 254480 - UTM 33N 285419-5039695 - MAPPA
- in treno: stazione di Venezia-Mestre, autobus Nr. 31H, fermata Torino-Università, oppure Nr. 43, fermata Torino-Università. Dall’Istituto verso la stazione di Venezia-Mestre autobus Nr. 32H oppure Nr. 43. Stazione di Porto Marghera poi 10-15 min a piedi;
- in auto: l’Istituto è raggiungibile in automobile con la possibilità di parcheggiare temporaneamente all’interno del campus. Provenendo da Padova, uscita per Venezia, 8 min, 5.3 Km;
- in aereo: l’aeroporto più vicino è l’Aeroporto Marco Polo di Venezia. Dall’aeroporto autobus Nr. 15 (fino a Stazione FS), quindi autobus Nr. 31H, fermata Torino-Università, oppure Nr. 43, fermata Torino-Università.
L’atmosfera polare è caratterizzata da una forte stabilità e dalla forte inversione termica che si determina in tali regioni (la temperatura aumenta all’aumentare della quota rispetto al suolo, al contrario di quanto avviene nelle regioni a medie latitudini), entrambi fenomeni che sono conseguenza del suolo quasi perennemente congelato o coperto di neve e ghiaccio. Tale proprietà vale anche per la superficie del mare, quando ricoperta dal ghiaccio.
Un altro elemento importante dell’atmosfera polare è rappresentato dalla presenza del cosiddetto vortice polare, un moto vorticoso delle masse d’aria intorno al polo che tiene separate le masse d’aria fredda polari da quelle più calde alle medie latitudini. La conoscenza delle caratteristiche termodinamiche dell’atmosfera polare è fondamentale per poter studiare i cicli biogeochimici di specie naturali e i processi di trasporto a lunga distanza di componenti atmosferici dalle aree antropizzate.
Le attività di ricerca svolte presso ISP sono finalizzate ad approfondire la conoscenza dei processi e delle interazioni tra le diverse componenti del sistema climatico, in modo particolare alle interfacce aria-neve-suolo e aria-mare-ghiaccio marino.
Le regioni polari rappresentano un laboratorio a cielo aperto per studiare i cicli biogeochimici di specie naturali, le trasformazioni chimiche atmosferiche in un continente incontaminato, così come i processi di trasporto dalle medie e dalle basse latitudini. Diversi costituenti caratterizzano la composizione atmosferica, tra cui rivestono una notevole importanza i gas cosiddetti serra (quali il vapore acqueo, l’anidride carbonica ed il metano le cui concentrazioni sono influenzate da attività antropiche e da processi naturali), e gli aerosol. Questi ultimi costituenti hanno un impatto notevole nelle regioni polari perché contribuiscono fortemente ai processi di retroazione che amplificano i cambiamenti climatici.
L’aerosol atmosferico è composto da particelle in sospensione all'interno dell'atmosfera, che possono essere di origine naturale (tramite sollevamento ad opera dei venti di particelle da superfici denudate o desertiche, di spume marine e di particelle di origine vulcanica o legate a grandi incendi) o antropica (emissioni industriali e da combustibili). Lo studio della composizione chimica dell'aerosol antartico e artico è uno dei punti chiave nella ricerca polare. Questi studi sono eseguiti mediante l’utilizzo di specifici traccianti chimici, come ad esempio i componenti idrosolubili, gli acidi organici, gli zuccheri, i composti fenolici, gli amminoacidi, gli elementi in traccia o le terre rare. L’aerosol svolge un importante ruolo nella regolazione del clima interagendo con la radiazione solare e modificando le proprietà microfisiche delle nubi.
Gli oceani e i mari polari sono studiati nelle loro proprietà chimico-fisiche, i loro movimenti, gli scambi energetici tra oceano e atmosfera, gli organismi che vi vivono (compresa la loro ecologia e origine) e la struttura geologica dei bacini oceanici, nonché i sedimenti che vi si depositano.
ISP possiede competenze su diversi aspetti dello studio dell’oceanografia polare.
Gli oceani polari sono uno dei motori che influenzano l’intero Sistema Terra. Ai poli infatti si generano delle acque che si diffondono per tutti gli Oceani fino al polo opposto "alimentando" la Conveyor Belt. Le masse d'acqua coinvolte trasportano sia energia che sostanze disciolte, gas e particelle insolute con la conseguenza di influenzare significativamente la composizione stessa delle acque e, da ultimo, il clima terrestre. Lo studio della geochimica delle masse d’acqua polari (mediante la determinazione di elementi in traccia, di composti organici e degli isotopi stabili e radiogenici) consente di valutare i rapporti che intercorrono fra le diverse masse d’acqua (di neoformazione e/o acque “vecchie” provenienti da latitudini più basse), di comprendere i processi in atto e, per finire, di fornire i dati necessari alla creazione e all’implementazione di modelli che consentiranno di comprendere l’interazione delle diverse masse d’acqua e, più in generale, l’evoluzione del sistema climatico terrestre.
Gli ambienti polari mostrano un’elevata biodiversità sia su scala spazio-temporale sia nei diversi livelli di organizzazione biologica, dalle molecole all’intero ecosistema. I recenti e rapidi cambiamenti climatici e ambientali rendono urgente la necessità di comprendere la risposta delle comunità biologiche e l’impatto su di esse a breve e lungo termine. In questo contesto, i ricercatori dell’ISP affrontano lo studio di diversi aspetti bio-ecologici nell’ecosistema marino e terrestre di entrambi i poli. La ricerca si sviluppa su quattro campi di indagine principali a volte interconnessi tra loro.
Le comunità biologiche polari sono generalmente sottoposte all’influenza di diversi fattori concomitanti alla bassa temperatura, quali essiccamento, copertura di ghiaccio, scarsa disponibilità di nutrienti, esposizione a radiazioni solari nocive (ad esempio radiazioni UV-B), fotoperiodi estremamente variabili e, in casi specifici, elevate salinità e stress osmotico. La biodiversità garantisce il funzionamento di tutti gli ecosistemi, per cui studiare le proprietà e l’evoluzione temporale degli ecosistemi polari costituisce uno strumento di fondamentale importanza per migliorare le nostre conoscenze sullo stato attuale e per predirne il futuro, anche in relazione ai cambiamenti climatici. L’analisi e il monitoraggio della biodiversità delle comunità biologiche e delle loro dinamiche ecologiche costituiscono il punto focale di questa tematica di ricerca. Di particolare interesse è anche lo studio dei meccanismi di adattamento morfologico-funzionale adottati dagli organismi polari per la sopravvivenza in condizioni estreme.
La fusione sempre più evidente delle calotte glaciali e dei ghiacciai in generale, il conseguente cambiamento del livello del mare, la distruzione delle piattaforme glaciali mettono in evidenza come questa parte della criosfera costituisca una porzione fragile del sistema Terra. I ghiacciai sono archivi climatici unici che ci offrono l'opportunità di indagare il clima del passato e di valutare i cambiamenti in atto nella prospettiva di lunghe scale temporali. Tali cambiamenti sono però resi evidenti anche dalla fusione del permafrost che ha un drammatico impatto nelle aree polari ma anche alle medie latitudini. In questo difficile contesto di cambiamenti climatici i ricercatori dell’Istituto di Scienze Polari affrontano, con attività di ricerca tra loro interconnesse, lo studio di neve e ghiaccio, della loro composizione chimica nonché dei principali parametri fisici, l’evoluzione del permafrost e l’impatto che la crescente fusione ha su atmosfera, biosfera e idrosfera sia a livello regionale che globale.
La neve, oltre ad influenzare il bilancio di massa dei ghiacciai e delle calotte polari, riflette la composizione chimica atmosferica ed interagisce in modo dinamico con tutte le altre componenti ambientali delle regioni polari. Rappresenta una porzione della criosfera estremamente reattiva dove molteplici processi post-deposizionali possono avvenire. Lo studio del manto nevoso in tali regioni diventa quindi indispensabile per comprendere i processi, le interazioni ed i cambiamenti che esso stesso sta subendo a seguito del cambiamento climatico in atto e per valutare le ricadute sul sistema globale. È inoltre fondamentale per la comprensione dei meccanismi di ri-emissione e rilascio di composti accumulatisi durante la notte polare e l’impatto non trascurabile che tale rilascio può avere sui cicli bio-geochimici polari.
Foto di Elena Barbaro (CNR-ISP)
Le attività di ricerca dell'ISP si svolgono principalmente in Antartide e in Artico dove neve e ghiaccio sono l’aspetto dominante del paesaggio. Queste regioni, più di altre, risentono dei cambiamenti climatici in atto e a causa di ciò il lavoro degli scienziati è diventato una vera e propria corsa contro il tempo per riuscire a conoscere al meglio la storia del nostro pianeta al fine di comprendere come le attività umane, dalle origini delle prime civiltà fino ai giorni nostri, abbiano impattato sugli ecosistemi, interagendo e modificando anche i delicati equilibri che governano il sistema climatico terrestre.
La missione dell’ISP è contribuire ad accrescere la qualità della ricerca scientifica e tecnologica dell’Italia nelle regioni polari e fornire un contributo alle conoscenze sui cambiamenti globali anche a sostegno delle politiche ambientali italiane ed europee e nello sviluppo di nuove tecnologie e metodologie di indagine.
L’Istituto si propone di essere un punto di riferimento:
- scientifico della ricerca polare del CNR, con ampie connessioni con le Università e con gli enti pubblici e privati nazionali ed internazionali, in grado di offrire competenze multidisciplinari e tecnologie essenziali allo studio ed alla salvaguardia dell’ambiente;
- tecnico–scientifico, in grado di fornire il più qualificato contributo al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, al Programma di Ricerca in Artico ed alla Commissione Europea attraverso lo sviluppo di attività di ricerca e di monitoraggio;
- per la cooperazione e la ricerca interdisciplinare polare anche attraverso lo sviluppo di incontri, pubblicazioni, opportunità di ricerche ed attività complementari, proponendosi come interfaccia con la società;
- per la standardizzazione della qualità delle misure e dei metodi di elaborazione, per lo sviluppo di misure coordinate e finalizzate a comuni piani di ricerca e/o a comuni obiettivi generali;
- per la formazione della futura generazione di ricercatori nelle scienze polari.
Ciò consentirà di comprendere meglio i cambiamenti climatici in atto negli ambienti Artici ed Antartici ed i possibili sviluppi futuri sia a livello polare che globale. Gli studi affrontano tematiche di ricerca inerenti sia aspetti chimici/geochimici che fisici in un approccio multidisciplinare per la salvaguardia di ambienti estremi vulnerabili. Le ripercussioni su tali dinamiche sono ancora poco conosciute e richiedono un approccio multidisciplinare e di lungo termine per ricerche integrate.
3 Dicembre 2019
Una 'traversa' sul plateau in Antartide per stimare l'aumento del livelo dei mari
Dal 5 dicembre 2019 al 25 gennaio 2020, una squadra composta da scienziati francesi del Cnrs, dell’Università Grenoble Alpes e da scienziati italiani del Cnr e dell’Ingv percorrerà 1318 km tra andata e ritorno in mezzo al plateau dell’Antartide, su una traversa organizzata dall’Istituto Polare Francese (Ipev) con la collaborazione del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra).
Tra i ricercatori italiani sarà presente in campo Andrea Spolaor (CNR-ISP) .
Comunicato stampa CNR
EAIIST